ARRIVA PISAPIA: NON SI FACCIA PAROLA...

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INES TABUSSO
00sabato 11 marzo 2006 20:58


ARRIVA PISAPIA: NON SI FACCIA PAROLA...


CORRIERE DELLA SERA
11 marzo 2006
«Non si usino le inchieste in campagna elettorale»

ROMA - «Quando la politica entra nelle aule di giustizia, la giustizia fugge inorridita». Giuliano Pisapia, deputato uscente di Rifondazione comunista, avvocato di parte civile nei processi milanesi in cui è imputato il premier e possibile ministro della Giustizia di un futuro governo dell’Unione, lancia un monito al centrosinistra: «Non si faccia parola in campagna elettorale né della richiesta di rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi, né delle intercettazioni sul ministro Storace». Un bel gesto?
«No, una convinzione profonda».
Ovvero?
«Così come non si può accusare di politicizzazione e intimidire la magistratura che fa il proprio dovere nel pieno rispetto del codice e tantomeno usare la politica per incidere (magari con leggi ad hoc ) sull’andamento dei singoli processi, allo stesso modo non si possono strumentalizzare i processi a fini politici».
E dunque?
«E dunque sarebbe fondamentale che in campagna elettorale si parlasse delle proposte degli schieramenti. E da coordinatore del programma sulla giustizia posso dire che quelle dell’Unione a riguardo sono serie e concrete per renderla celere ed efficiente, oltreché garantista».
La Cdl grida contro la «giustizia a orologeria». È d’accordo?
«No. La richiesta di rinvio a giudizio era un atto dovuto».
Ma perché proprio ora?
«Lo dice il codice all’articolo 415 e 416. Dopo che sono stati depositati gli atti a disposizione dei difensori, gli avvocati hanno 20 giorni di tempo per farne copia, presentare memorie, fare richieste, dopodiché il pm deve decidere: o fa richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione».
Davvero non si poteva attendere?
«In un unico caso. Quello in cui Berlusconi avesse chiesto di essere interrogato. Il pm avrebbe avuto l’obbligo di sentirlo, posticipando la chiusura delle indagini. Ma lui non lo ha chiesto. Quindi non comprendo queste accuse pretestuose».
La difesa di Berlusconi aveva messo a disposizione dei magistrati la legge Cirielli per sospendere i termini di prescrizione.
«Peccato che si dimentichi che la legge Cirielli ha drasticamente diminuito i termini di prescrizione per il reato di corruzione in atti giudiziari. E quindi ogni stasi del processo, quale sarebbe stato un ritardo della richiesta, avrebbe garantito l’ennesima prescrizione per Berlusconi».
L’avvocato Ghedini (FI) teme che a 30 giorni dal voto questo incida sul risultato elettorale.
«Lo escludo, perché l’udienza preliminare che dovrà decidere se processare o meno Berlusconi sarà sicuramente celebrata dopo le elezioni. Certo è che non è un argomento che l’Unione deve usare».
Perché inopportuno o inefficace?
« C’è chi dice, soprattutto nella maggioranza, che questa notizia favorisce Berlusconi perché ricompatta la Cdl. C’è chi, dall’altra parte, sostiene l’opposto. Credo che si debba uscire da questa logica e riportare il confronto elettorale sui temi che interessano gli elettori: dal carovita alla disoccupazione, al problema della precarietà e al disastro creato, anche nel campo della giustizia, da cinque anni di questa maggioranza. Solo facendo conoscere i fatti i cittadini non decideranno sulla base dell’emotività derivante da un processo, ma dalla realtà oggettiva che ha determinato la situazione disastrosa in cui ci troviamo».
Suggerisce di tacere anche sul caso Storace?
«I cittadini devono conoscere queste situazioni oggettive quali le intercettazioni che dimostrano come vi è stato un vero e proprio spionaggio politico teso a incidere sul libero confronto democratico in una importante fase elettorale. Ma un conto è avere elementi per formarsi un giudizio su chi votare, altro è spostare il confronto elettorale dai programmi alle indagini che spettano alla magistratura».
Reputa giuste le dimissioni di Storace?
«Sono comprensibili e opportune per fare chiarezza su fatti gravissimi che incidono sulle regole democratiche, comunque avrei preferito che fosse stato cacciato dagli elettori».

Virginia Piccolillo


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