Giorgio,
tu ladro di ciliegie? E' vero, procura una libidine infinita (io non ne ho rubato da piccola perché lungo il viale presso casa natia c'erano quattro piante, e innestate con due qualità, tra cui quelle che si mettono sotto spirito) ma mi immedesimo perché rubavo i gelsi bianchi e neri alla vicina, e quindi siamo due rei confessi!
Qui però ho teso una trappola, e il ladro non eri tu perché non hai la pelle nera, non sei un extracomunitario e non sei nelle condizioni di rubare questi simbolici rubini o frutti del desiderio.
Anche l'escoriazione che lo fa sanguinare è simbolica delle mille difficoltà e rischi che corrono questi extracomunitari, quando ripiegano in questa brutta condizione; ma ciò è anche segno delle ferite nel cuore, per chi emigra lasciando la propria terra e i propri affetti per guadagnarsi da vivere lontano.
Ecco perché parlo di mescolanza di rosso e nero: rosso come sangue, che è comune a ogni razza, e nero come colore della pelle di un africano. Ma naturalmente non lo potevate sapere, perché l'ho scritta (come pure la precedente) come poesia a tema sull'immigrazione.
Comunque adesso mi è presa una voglia di ciliegie!
Ciao
Rosanna