"Notte di luce in un cielo comune"
Jimmy non aveva sonno quella notte. Aveva paura che quei "cosi" potessero fare ritorno nella sua cameretta. L'altra volta li vide, ai piedi del letto. Piccoli, strani... Li osservò per un minuto, immobile, nel buio della stanza, senza dire nulla. Non ebbe il coraggio di accendere la luce tanto era impaurito. Li guardò, e lentamente, sollevò le coperte sul capo, coprendosi gli occhi, come a fuggire da quanto accadeva.
Giorni strani per Jimmy. Al mattino si svegliava stanco, per quel poco che riusciva a dormire la notte, e con strane cicatrici sul corpo. Non amava parlare, non riusciva a farlo: tutti i ricordi, nella sua mente, si rincorrevano furiosamente fino a mescolarsi tra loro, senza dare spazio a espressioni corrette di frasi, parole, emozioni... Ogni qualvolta la mamma chiedeva di vedere i segni sulla pelle, il piccolo Jim abbassava il capo, e scappava via...
La famiglia Carson era composta da tre sole persone: la signora Ely, o "mamma Elizabeth", come veniva più spesso chiamata dal figlio, il nonno Jesus, un tipo strano, e Jimmy, autistico fin dalla nascita. Fra Jimmy ed Elizabeth vi era un legame molto più forte di quello che, normalmente, unisce una madre al proprio figlio: a volte, sembrava quasi che i due riuscissero a comunicare tra loro con la sola forza del pensiero, senza dire una parola.
D'altronde, Jim, non era abituato a parlare molto: il suo mutismo, dovuto alla malattia, si era accentuato in seguito alla tragica morte del padre... Da allora suo nonno aveva cominciato a prestare attenzioni particolari ad Elizabeth e a maltrattare il nipote per puro diletto...
Ore ed ore appoggiato ad una finestra. Così passavano le giornate di Jimmy. Si spostava solo quando la mamma lo andava a scuotere. Fissava di continuo l'immensa distesa verde, spesso coperta da nubi, di fronte casa sua, un paesaggio molto simile a tanti altri nel Nord dell'Inghilterra.
Un giorno, a due miglia di distanza, comparve un crop circle, uno strano segno nei campi, tanto grande da rovinare i raccolti di tre contadini della zona.
Jimmy decise di andarlo a vedere e, senza dire nulla a nessuno, uscì di casa. Si perse tra enormi colture di grano. Una signora lo vide vagare intontito e lo accolse dentro la sua cascina. Non le ci volle molto a realizzare che quel bimbo che aveva davanti era il figlio di Elizabeth.
Il viso del piccolo Jim non tradiva alcuna emozione: non rideva mai, non piangeva mai. A volte urlava, ma senza motivo. Lo faceva solo quando aveva voglia di attirare l'attenzione di qualcuno. La sua stanza era piena di giocattoli. Suo padre gliene aveva regalati molti quando era ancora in vita. Era premuroso. Era convinto che un giorno sarebbe avvenuto un miracolo e che suo figlio avrebbe cominciato a condurre una vita normale. Sfortunatamente, il signor Carson è morto tra vane illusioni, prima del tempo, senza mai aver sentito suo figlio pronunciare la parola "Papà".
Quando la prima stella appariva in cielo, Jim si accorgeva che era ormai sera. Lentamente si toglieva dalla finestra e si avviava verso tavola per mangiare. Ogni giorno eseguiva gli stessi movimenti, in maniera meccanica, come un robot. Nonno Jesus lo osservava. Pensava che il bambino che gironzolava dentro casa non fosse il nipote, ma il diavolo in persona. Quel vecchio depravato, in virtù delle sue convinzione, si permetteva di insultarlo, di picchiarlo con la mazza, di scatarrargli addosso, di dare libero sfogo al suo repertorio di bestemmie e maldicenze.
Jim era abituato a mangiare lentamente. Jim faceva ogni cosa lentamente. Si avviava a letto, lentamente, dopo essersi lavato per bene i denti, tre minuti, e dopo aver indossato un pigiama giallo, senza disegni, che gli piaceva tanto. La mamma, ogni notte, prima di andare a dormire, gli rimboccava le coperte, lo baciava sulla fronte e gli augurava sonni tranquilli.
Jimmy non aveva sonno quella notte. Eppure era una notte molto bella. Il cielo, illuminato da una luna piena più grossa del solito, era sgombro da nubi. Ci si poteva addormentare dolcemente se solo la testa non avesse avuto pensieri... E paure... Jimmy trovò un pò di coraggio e riuscì ad addormentarsi.
Il suo sonno era agitato. Sudava e si muoveva. D'un tratto, di colpo, aprì gli occhi. Era sveglio. Lanciò uno sguardo fugace all'orologio sul comodino: erano le tre... Troppo presto per alzarsi. Chiuse chiude gli occhi nuovamente, si girò sul fianco destro e prese sonno un'altra volta. Cominciò a sognare. Jimmy faceva dei sogni straordinari. Spesso sognava di volare su in alto nel cielo, come gli uccelli e le farfalle. Guardava il mondo in maniera diversa e si divertiva ad osservare le cose dall'alto. Ma a volte i suoi sogni diventavano incubi: cadeva dal cielo e si svegliava urlando.
Quella notte vi era talmente tanta pace che nulla appariva in grado di turbare il sonno. Eppura qualcosa non andava. Jimmy provava un fastidio continuo sul fianco sinistro. Era come se... Come se... Qualcuno lo stesse toccando... Come se qualcosa lo stesse toccando... Qualcuno o qualcosa lo stava toccando!!! Smuovendolo troppo, come a tutti i costi volerlo destare dal sonno profondo, una strana forza agiva in silenzio. Cosa accadeva? Il piccolo Jim aveva paura. Paura di aprire gli occhi. Paura di vedere una scena che, tante volte, aveva già visto. Si sforzava di non guardare: aveva paura, ma non aveva la forza per urlare... Era paralizzato.
Quando, finalmente, non si sentì più toccare, pieno di timore aprì gli occhi, e la vide! Una sagoma scura, al lato destro del letto. Una figura umana, alta quasi quanto Elizabeth. Jimmy la osservò: il cuore gli batteva fortissimo. D'improvviso l'ombra fece un movimento: allungando un braccio verso le coperte, pian piano, le tolse di dosso al bimbo ormai inerme.
"Ciao soldatino. Tutto bene?"... "Non devi aver paura: sono io! Non mi riconosci?"... "Sono venuto a prenderti. Ti porterò via con me. Porterò via anche la mamma"... "Che ti prende? Non devi spaventarti... Io sono tuo padre!"... "E ti voglio bene!"...
...
Chiedermi ora cosa successe quella strana notte a casa dei Carson, non sortirà effetto. Non so come faccio a sapere quello che so e quello che l'ombra disse al soldato. E' questo un mistero più grande di me.
Posso solo dire che, quella notte, in un cielo qualsiasi nel Nord d'Inghilterra, le stelle danzarono e un'orchestra fatata di luci e colori svegliò quelle genti che riposavano. Il mattino dopo, Jimmy ed Elizabeth erano scomparsi. Scomparsi nel nulla. E nessuno, mai, si chiese il perchè.
[Modificato da fran84 23/01/2005 23.54]
[Modificato da fran84 23/01/2005 23.55]