SAVERIO LODATO INTERVISTA RITA BORSELLINO

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INES TABUSSO
00mercoledì 7 dicembre 2005 00:05
L'UNITA'
5 dicembre 2005
Intervista a Rita Borsellino
a cura di Saverio Lodato
Ho vinto perché non ho promesso miracoli

La Borsellino magari vincerà a Palermo, ma la Sicilia è grande, è un'altra cosa; è una candidatura simbolica la sua, ma per governare questa regione ci vuole ben altro; la gente non ne può più di mafia e antimafia.
E invece, sorpresa: la Borsellino non solo stravince dappertutto, ma una spinta così alta alla partecipazione, a poca distanza dalle primarie nazionali, sta a significare che quella candidatura viene considerata da tutti una candidatura naturale, la candidatura giusta per cacciare definitivamente da Palazzo d'Orleans «Totò vasa vasa». Una candidatura nella quale si riconoscono le persone che non sopportano più un certo modo di fare politica.

Si aspettava un simile plebiscito?
«Avevo riscontrato in questo mese di campagna elettorale una grande partecipazione, in ogni posto della Sicilia, dalle grandi città ai paesi più piccoli. Questo mi aveva fatto capire che i siciliani, indipendentemente da quanto andavano dicendo certi osservatori, stavano prendendo molto sul serio questa campagna per le primarie portata avanti nel segno della discontinuità».

Perché discontinuità?
«Discontinuità, intanto, per il metodo. Era la prima volta che la politica andava incontro alla gente per ripartire dai territori, dai loro problemi che devono, invece, diventare grandi occasioni di sviluppo. Ma discontinuità anche per i contenuti. Nessuno ha fatto promesse miracolistiche, nessuno ha offerto futuri posti di lavoro. Proponevamo, semmai, di lavorare tutti insieme per cambiare questa terra. Ma la terza novità della mia candidatura sta nel fatto che per la prima volta una donna si candida alla guida del governo siciliano. Ciò significa sperimentare e valorizzare "il femminile nella politica».

Si aspettava che il tuo avversario, il professor Ferdinando Latteri, ottenesse un consenso così limitato?
«Il professore Latteri ha valutato positivamente il risultato perché la sua candidatura era sostenuta solo dalla Margherita, e nemmeno da tutta la Margherita. Credo comunque che quello dei siciliani sia stato un voto libero, anche libero dalle indicazioni dei partiti. In altre parole, non credo che abbia funzionato lo schemino in base al quale la gente votava secondo la sua appartenenza partitica. C'è stato infatti molto voto di opinione. Sin dal primo momento, avevo messo a disposizione la mia candidatura anche nel tentativo di recuperare alla politica tanta gente che, in questi anni, aveva avuto più di una ragione di malcontento per allontanarsene. Mi pare che il risultato abbia premiato questo sforzo».

Latteri potrà dare adesso un contributo a questa che diventerà la candidatura dell'intera Unione?
«Durante tutta la campagna elettorale abbiamo sostenuto che, una volta concluse le primarie, avremmo lavorato insieme all' interno dell' Unione. Nei cinque confronti che ho avuto con il professor Latteri, questa domanda ce la facevano sempre. E noi rispondevamo sempre allo stesso modo: con il massimo della disponibilità».

Si rende conto, che la sua è una candidatura altamente simbolica, fortemente evocativa, e, radicalmente alternativa, a quella di Cuffaro? Non pensa che stia cambiando in Sicilia il vento del 61 a zero?
«Io con gli aggettivi a spiegazione della mia candidatura, ci andrei cauta. Se ritenessi di essere solo un simbolo, non mi sarei candidata. Ho alle spalle un percorso che dura da tredici anni. Un percorso che ho sempre condiviso con i siciliani. Forse, anche in questo, i siciliani si sono riconosciuti dandomi fiducia. Hanno capito l'importanza di un processo che stavamo costruendo finalmente dal basso».

Le chiedevo anche di Cuffaro.
«Non è tanto una questione di nomi. Qui, in Sicilia, c'è un intero sistema da cambiare. Sistema di clientele, sistema di affari, sistema di collusioni con la mafia, sistema, insomma, che non mette più al centro la persona e i suoi bisogni, la Sicilia e il suo sviluppo. Penso proprio che il vento stia cambiando, non solo in Sicilia ma in tutt'Italia. Il berlusconismo e il cuffarismo non attirano e non convincono più».

Le hanno criticato per avere puntato tutto su questa contrapposizione mafia e antimafia.
«La considero una critica ingiusta. Io ho puntato tutto sullo sviluppo della Sicilia a partire dai comportamenti etici delle persone e della politica. D'altra parte, che la presenza della mafia sia invasiva nel tessuto sociale e politico della nostra regione, non lo dico io, ma lo provano le tante inchieste della magistratura. Fingere di non vedere, per proporre una versione edulcorata dei problemi della nostra terra, francamente mi sembrerebbe inaccettabile. C'è per esempio uno studio del Censis , che ha documentato come la presenza della mafia in Sicilia abbia provocato - a conti fatti - la perdita 180 mila posti di lavoro. Ecco perché non possiamo fingere di non vedere».

Il bello viene ora. Da oggi lei è la candidata dell' intera Unione. Inizia un'altra campagna elettorale, in cui gli avversari non risparmieranno colpi pur di indebolire il significato del tuo impegno.
«Lo avevo messo in conto sin dal primo momento. Però adesso so che in Sicilia la mia candidatura è stata accolta con molto favore. Quindi non sarò sola di fronte a queste nuove scadenze. Si tratterà di affermare, ancora di più, una nuova concezione della politica. Hanno detto, per esempio, che io scontavo una limitata conoscenza della macchina istituzionale. Dipende dai punti di vista. Abbiamo visto all'opera in Sicilia in questi anni molti esperti di macchine istituzionali, ma se i risultati sono quelli sotto gli occhi di tutti, mi chiedo a cosa sia servita questa esperienza e - soprattutto - dove ci abbia portato. Non ho altro da dire, se non che, da questo momento in poi, lavoreremo tutti insieme per cambiare definitivamente questa Regione, per darle la possibilità di svilupparsi come merita e come sa fare».
saverio.lodato@virgilio.it
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